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31 Marzo 2020[vc_row][vc_column][vc_column_text]
Lo sapete che esiste la settimana mondiale della cucina italiana? Probabilmente no, perché grazie alle nostre mamme e le nostre nonne siamo così abituati a mangiar bene che non ci pensiamo mica a quanto siamo fortunati!
Ed è proprio questo il motivo per cui, dal 20 al 26 novembre, sono stato in Polonia. Ho portato un po’ del nostro sapere e delle nostre tradizioni in giro per Varsavia, passando per ristoranti, una scuola di cucina ed anche una trasmissione televisiva.
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In una settimana ho partecipato a quattro cene in quattro ristoranti diversi, con menù personalizzati in base alla serata e allo stile del locale.
Al ristorante Flaminia la cucina italiana è davvero parte della ristorazione: il proprietario infatti, di origine polacca, ha trascorso 30 anni in Italia e, quando è tornato nel suo paese natale, ha messo in valigia anche qualcosa della nostra cucina. Per lui ho creato un menù semplice: antipasto di salumi e formaggi italiani, seguito da un primo di bucatini con acciughe e capperi; come secondo un tortello di zucca mantovana su crema di parmigiano e, per finire, una torta di nocciole con zabaione caldo e salsa di ribes.
Sulla lista degli invitati del Marriott Hotel invece, figuravano nomi importanti di food blogger e reti televisive locali, per cui ho alzato un po’ il tiro. Ho arricchito il classico antipasto italiano con una battuta al coltello di vitello piemontese, e ho raddoppiato il primo, servendo una zuppa di zucca con gorgonzola, castagne e farro ed un raviolone a base di ricotta e spinaci, con una crema di parmigiano reggiano e pistacchio di bronte. A seguire, filetto di vitello con carote al burro e crema di prezzemolo e, infine, ho voluto rendere omaggio a Torino e al gianduiotto, con una mousse di cioccolato e nocciola.
Ma che settimana mondiale della cucina italiana sarebbe senza pizza? Al ristorante Pizza Calabria ad impastare c’è del personale italiano, scelto appositamente dal proprietario, e che sa bene quali sono i sapori tradizionali e gli ingredienti giusti per una pizza italiana al 100%, anche lontano da casa.
Insieme a loro ho preparato un giro pizza di cinque varietà diverse: marinara, margherita, crudo e rucola, bufalina e siciliana. Gusti semplici, ma che ci rappresentano a pieno!
E non poteva mancare una serata dedicata al risotto. Una doppia proposta per il ristorante Pasta Fresca: un risotto al gorgonzola e crema di peperone ed uno alle carote, servito con una carota al burro e un pesto di rucola.
Ma il mio impegno da ambasciatore della cucina italiana non si è limitato alle cene!
Ho tenuto infatti delle lezioni a tema nella scuola di gastronomia E. Pijanowskiego, uno degli istituti alberghieri più antichi di Varsavia, per insegnare ai giovani cuochi polacchi i segreti della cucina italiana. Nelle diverse giornate, abbiamo visto come preparare un intero menù, dalla prima portata fino al dessert, senza dimenticare anche una variante vegana del secondo.
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L’ultima lezione l’ho tenuta persino in tv. Ospite, per il secondo anno, della trasmissione del canale TVP Pytanie na sniadanie, ho dato ai telespettatori qualche consiglio su come evitare i classici errori quando si vuole cucinare italiano.
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Fuori dall’Italia infatti, in pochi rispettano la giusta preparazione dei nostri piatti: li modificano in base ai loro gusti e agli ingredienti reperibili, ma così facendo li stravolgono e non possono nemmeno più dire di mangiare italiano. Ad esempio, la carbonara viene riempita di qualsiasi cosa, come panna o speck, quando noi sappiamo che la ricetta tradizionale vuole uova e guanciale. O, peggio ancora, la famosa pizza con l’ananas: conosciuta come Pizza Miami, già dal nome è chiaro come non sia una nostra invenzione, eppure in molti sono convinti di mangiare una pizza tipicamente italiana quando la ordinano al ristorante. La mia missione è stata quindi svelare tutti questi errori e difendere a spada tratta le nostre ricette.
Con eventi a tema in tutto il mondo, sono contento di aver fatto la mia parte per portare in giro la nostra tradizione culinaria. Tutti gli incontri, le cene e le lezioni sono state organizzate dall’Istituto Italiano di Cultura e, grazie all’ospitalità e al calore della gente, mi sono sentito come a casa.
Una bellissima esperienza, che mi ha permesso di far conoscere la nostra cucina e sfatare alcuni miti, come quello degli spaghetti alla bolognese, che in realtà neanche esistono perché questo è il condimento tipico delle tagliatelle. Quando si insegna però, c’è sempre spazio anche per imparare e il dialogo con culture e cucine differenti è un buon modo per arricchirsi.
In attesa della settimana della cucina italiana del 2018, mi godo il ritorno a casa, dalla mia famiglia e al mio amatissimo caffè!
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